Aggiornato alle 08:45 del 29 marzo 2024

L’INTERVENTO

Aste Fer: i perché della bassa partecipazione

Il grosso delle autorizzazioni sono sul FV agricolo, che non può partecipare. Peccato non aver potuto spostare l’ultima procedura. Le lezioni e le sfide da cui ripartire

di Tommaso Barbetti*

Solo per i più distratti gli esiti della prima asta Fer del 2022, pubblicati ieri a tarda notte, saranno risultati sorprendenti. Certamente nessuno si aspettava l’esaurimento del contingente, superiore a 2,3 GW. Ma in diversi contavano su un livello di partecipazione in linea con quello dell’ultima procedura (oltre 1 GW), aggrappandosi forse alla nascente narrativa delle semplificazioni e dello sblocco dei progetti: invece, sono stati assegnati appena 317 MW, poco più del 10% del contingente disponibile (ça va sans dire, a ribassi minimi).

Beninteso, nell’ultimo periodo il ritmo dei progetti autorizzati è aumentato e non poco: da novembre (chiusura dell’ultima asta del 2021) a gennaio (chiusura della prima asta del 2022) sono state rilasciate autorizzazioni alle rinnovabili per circa 800 MW. Com’è dunque possibile che la partecipazione all’asta sia stata così bassa?

C’è chi sostiene che possa dipendere dai nuovi scenari sui prezzi energia, che spingerebbero gli operatori con progetti autorizzati verso il merchant, allontanandoli così dalle aste. Ipotesi questa che, nonostante le trattative per nuovi Ppa stiano impazzando (soprattutto sul solare), pensiamo di poter scartare, per il momento: vuoi perché le aste del Gse non precludono definitivamente l’accesso al mercato (sia nei 18 mesi dopo l’entrata in esercizio, sia – anche in seguito – nel caso in cui si decida di rinunciare all’incentivo), vuoi per l’atteggiamento guardingo degli operatori, disorientati sia dalla volatilità del mercato sia dalla mano della legislatore che è calata sui prezzi (Sostegni-ter e Taglia Prezzi), in un mondo in cui il confine tra strumenti regolati e di mercato è (e sarà) sempre più labile.

Vale dunque la pena spostare l’attenzione sulle caratteristiche dei progetti autorizzati nel periodo di interesse. Si noterà che la maggioranza di essi (550 MW) sono progetti fotovoltaici in area agricola: per essi la partecipazione in asta è a tutt’oggi vietata (anche per i c.d. agrivoltaici, sebbene il Decreto Semplificazioni 2021 abbia nominalmente rimosso il divieto: in attesa che venga introdotta in normativa una definizione precisa di cosa sia l’agrivoltaico, il Gse non consente l’iscrizione di questi impianti). Restano dunque i soli progetti di fotovoltaico in area industriale e gli eolici, che ammontano appunto a 250 MW, un valore non sorprendentemente prossimo al livello di partecipazione all’asta.

Queste numeriche, oltre ad offrire un valido razionale sul livello di partecipazione alle aste, restituiscono anche una migliore chiave di lettura sull’andamento delle autorizzazioni alle rinnovabili: un fenomeno che va analizzato non nel suo insieme, ma con riferimento agli specifici trend – così diversi tra di loro – di ciascuna tecnologia e, soprattutto, di ciascuna Regione Italiana.

Domani si riparte con una nuova asta, l’ultima prevista dall’estensione del DM Fer apportata dal Dlgs 199/2021. Il livello di autorizzato nei primi mesi del 2022 è ancora aumentato, ma rimarranno valide le considerazioni di cui sopra: il grosso dei nuovi progetti sarà soprattutto PV in area agricola, dunque non iscrivibile in asta. Una sorta di paradosso, nel momento in cui si invoca a gran voce il “disaccoppiamento del prezzo delle rinnovabili da quello del gas”, fattispecie di cui le aste Fer sono una delle possibili espressioni, e al contempo si lamenta la bassa partecipazione nelle aste italiane rispetto a quelle del resto d’Europa.

Salvo sorprese, la storia del DM Fer si chiuderà con una quota di contingente non assegnato. In tal senso, è un peccato che – apparentemente per ragioni di compliance con le Linee Guida Europee sugli Aiuti di Stato – non sia stato possibile posticipare l’asta a dopo l’estate, quando forse sarebbe stato lecito attendersi un livello di partecipazione maggiore. Ciò anche tenuto conto che il decreto delle “nuove aste” (il c.d. DM Fer 3: prevedrà, tra le altre cose, aste per eolico onshore e fotovoltaico per i prossimi 5 anni) appare ancora lontano dall’essere approvato e che quindi si andrà verso uno stop&go dello strumento.

Ripartiremo nel 2023 con una serie di “lessons learned” e con sfide nuove: tra le lezioni, l’aver compreso che il successo di un’asta dipenda da un attento bilanciamento del livello dei contingenti, delle tempistiche di svolgimento delle procedure, delle basi d’asta (specie in tempi di crisi della supply chain, con incrementi di Capex che fino a pochi mesi sembravano impossibili da immaginare) e dei requisiti di partecipazione, ove alcuni vincoli – come quelli sul fotovoltaico agricolo – paiono ormai superati dalla storia. Tra le sfide: accelerare l’integrazione dello storage nel mercato e consentire alla crescente domanda di Ppa dei consumatori finali di esprimersi senza interferenze.

*Elemens





 

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